Mercati emergenti: da laggard a leader?
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Ora che l’inflazione ha probabilmente raggiunto il picco e la Cina sta riaprendo la sua economia prima del previsto, i mercati emergenti tornano a interessare gli investitori. Lo scenario globale resta comunque complesso e i mercati emergenti comprendono un insieme frammentario ed eterogeneo di Paesi, pertanto gli investitori devono valutare diverse opzioni. Sulla scorta dei cambiamenti in corso riteniamo che sia giunto il momento di rivedere la nostra esposizione nei mercati emergenti.
L’anno scorso l’andamento dei mercati azionari emergenti è stato eterogeneo, frenato dalla performance negativa delle azioni cinesi e dalla contrazione delle condizioni di liquidità. Sono due i fattori principali che plasmeranno il futuro dei mercati emergenti, ovvero il dollaro e la Cina.
La forza del dollaro generalmente accentua la fase di correzione quando l’attività economica nei mercati emergenti rallenta. Spesso porta a un inasprimento delle condizioni di credito (per via dei finanziamenti in dollari di questi Paesi) e all’aumento dell’inflazione.
D’altra parte, quando l’attività economica nei mercati emergenti recupera, le valute locali si rafforzano migliorando la performance economica. La figura seguente mostra che le azioni dei mercati emergenti tendono a fare meglio di quelle dei mercati sviluppati quando il dollaro è più debole. Considerato che il dollaro si è deprezzato negli ultimi mesi, nonostante il recente rimbalzo, potremmo aspettarci una ripresa dei mercati azionari emergenti.
Performance delle azioni dei mercati emergenti rispetto all’andamento del dollaro
Performance relativa delle azioni dei mercati emergenti e del dollaro americano
Fonte: Bloomberg, Amundi. Dati al 10/02/2023. La performance passata non è un indicatore affidabile dei risultati futuri.
Fattori positivi nel lungo periodo per i mercati emergenti
A parte i fattori a breve termine, le economie dei mercati emergenti potranno verosimilmente beneficiare di fattori positivi nel lungo periodo, come le dinamiche demografiche robuste e l’urbanizzazione, che dovrebbero trainare la crescita della regione nei prossimi anni.
L’attività economica della regione negli ultimi anni è stata frenata dai continui lockdown in Asia, dalla guerra tra Russia e Ucraina in Europa e dalla contrazione delle condizioni di liquidità dovuta alla stretta monetaria della Federal Reserve e della Banca Centrale Europea. Eppure, il potenziale di crescita delle economie emergenti è maggiore rispetto ad altre economie più mature.
A meno che non si verifichi una grave recessione globale, a nostro giudizio, le economie emergenti dovrebbero entrare in una fase di ripresa economica, a partire dalla Cina.
Secondo i calcoli di Bloomberg, la Cina dovrebbe rappresentare circa il 60% della crescita dei ricavi dell’indice MSCI EM nel 2023, con un contributo positivo anche da parte di Corea del Sud, regione EMEA e India1.
Le riaperture in Cina dovrebbero favorire anche il Sud-est asiatico, in particolare i Paesi che dipendono dal turismo che beneficeranno dell’eliminazione del divieto a viaggiare. La ripresa cinese non sarà comunque senza intoppi, e assisteremo a ondate di volatilità nel breve periodo. Le tensioni politiche tra Cina e Stati Uniti potrebbero ripercuotersi sporadicamente sui mercati azionari.
Un ultimo vantaggio che hanno i mercati azionari emergenti rispetto a quelli sviluppati sono le valutazioni fortemente scontate. Nonostante il recente repricing, si trovano ai livelli minimi degli ultimi 20 anni.
Valutazioni azionarie dei mercati emergenti fortemente scontate rispetto a quelle dei mercati sviluppati
Prime Price to book: confronto tra mercati emergenti e sviluppati
Fonte: Bloomberg, Amundi. Dati al 10/02/2023. La performance passata non è un indicatore affidabile dei risultati futuri.
Le valutazioni interessanti delle azioni dei mercati emergenti, in combinazione con le migliori prospettive di utile, dovrebbero favorire la performance, soprattutto per i Paesi con una situazione patrimoniale solida che dipendono meno dai finanziamenti in dollari americani.
Hanno giovato anche i flussi di fondi esteri diretti verso le azioni dei mercati emergenti. Si sono andati accumulando dall’inizio di novembre 2022, per una raccolta complessiva di oltre 50 miliardi di dollari, di cui circa la metà (24 miliardi di dollari) è stata immessa sul mercato nel gennaio di quest’anno. È uno scenario in netto contrasto con i deflussi netti di 28 miliardi di dollari tra marzo e fine ottobre 2022. La destinazione preferita degli ultimi mesi sono stati i mercati azionari di Cina, Corea e Brasile1.
Una dimensione sostenibile per i mercati azionari emergenti
Ci sono diversi modi per prendere in considerazione un investimento nei mercati azionari emergenti. La strategia più ampia vaglia l’intera gamma di strumenti, mentre un’altra strategia considera il colosso cinese separatamente.
Un altro approccio ancora integra i fattori di sostenibilità nell’allocation nei mercati emergenti. Dopo tutto, le società dei mercati emergenti fanno affidamento sui capitali esteri per crescere, e ciò le spinge a migliorare le condizioni di lavoro e la sostenibilità, nonché a produrre valore per gli azionisti.
Per quanto concerne un investimento in azioni dei mercati emergenti, se integriamo una strategia net zero, riduciamo l’intensità carbonica complessiva e miglioriamo il punteggio ESG dell’esposizione. La tabella seguente mostra il tracking error limitato tra un indice azionario ESG CTB rispetto a un universo di investimento non filtrato. Il filtro ESG CTB consente una riduzione dell’intensità di carbonio del portafoglio superiore al 40% e migliora il punteggio ESG.
Abbinando un filtro SRI ai requisiti degli indici UE in linea con l’accordo di Parigi per un’esposizione nei mercati emergenti, si ottiene un migliore punteggio ESG, nonché la riduzione dell’intensità di carbonio. Ciò risulta però anche in un tracking error più elevato con l’indice principale. A ogni modo, ha dimostrato vantaggi evidenti nel contesto di mercato difficile dello scorso anno, come evidenziato qui di seguito.
Fonte: Bloomberg, MSCI, Amundi. Dati al 30/01/2023. La performance passata non è un indicatore affidabile dei risultati futuri.
Idee di investimento per cogliere la crescita dei mercati emergenti
Fonte: Amundi ETF, marzo 2023.
1. Fonte: Bloomberg, fonti nazionali, Bloomberg, IIF, Amundi. Dati al 30/01/2023. La performance passata non è un indicatore affidabile dei risultati futuri.
Rischi
È importante che i potenziali investitori valutino i rischi descritti di seguito e nel Key Investor Document ("KID") del fondo e nel Prospetto disponibile sul nostro sito www.amundietf.com.
RISCHIO DI PERDITA IN CAPITALE - Gli ETF sono strumenti di replica. Il loro profilo di rischio è simile a quello di un investimento diretto nell'indice sottostante. Il capitale è interamente esposto a rischio e gli investitori potrebbero non recuperare l'importo inizialmente investito.
RISCHIO CONNESSO AL SOTTOSTANTE - L'indice sottostante di un ETF può essere complesso e volatile. A titolo di esempio, gli ETF con un'esposizione ai mercati emergenti presentano un rischio di potenziali perdite più elevato rispetto a un investimento nei mercati sviluppati, poiché essi sono soggetti a numerosi rischi imprevedibili relativi ai mercati emergenti.
RISCHIO DI REPLICA - Gli obiettivi del fondo potrebbero non essere conseguiti a causa di eventi inattesi nei mercati sottostanti, i quali inciderebbero sul calcolo dell'indice e sulla replica operativa del fondo.
RISCHIO DI CONTROPARTE - Gli investitori sono esposti ai rischi derivanti dall'utilizzo di uno swap OTC (over-the-counter) o del prestito titoli con la/e rispettiva/e controparte/i. Le controparti sono istituti di credito il cui nome è riportato nel sito web del fondo amundietf.com. Conformemente alla normativa UCITS, l'esposizione alla controparte non può superare il 10% del patrimonio complessivo del fondo.
RISCHIO DI CAMBIO - Un ETF potrebbe essere esposto al rischio di cambio qualora sia denominato in una valuta diversa da quella dei componenti dell'indice sottostante che sta replicando. Le fluttuazioni dei tassi di cambio possono dunque avere un impatto negativo o positivo sulla performance.
RISCHIO DI LIQUIDITÀ - I mercati ai quali è esposto l'ETF possono presentare un rischio. Il prezzo e il valore degli investimenti sono legati al rischio di liquidità delle componenti dell'indice sottostante. Gli investimenti sono soggetti a rialzi e ribassi. In aggiunta, sul mercato secondario la liquidità è fornita da market maker operanti sulle borse valori su cui è quotato l'ETF. In borsa, la liquidità può essere limitata a causa di una sospensione del mercato sottostante rappresentato dall'indice sottostante replicato dall'ETF, di un errore nei sistemi di una borsa valori o di altri operatori di mercato, oppure di una situazione di mercato o evento anomalo in fase di contrattazione.
RISCHIO DI VOLATILITÀ - L'ETF è esposto alla volatilità dei mercati principali rappresentati nell’indice sottostante. Il valore di un ETF può cambiare in modo rapido e imprevedibile e può potenzialmente registrare forti variazioni sia al rialzo che al ribasso.
RISCHIO DI CONCENTRAZIONE - Gli ETF tematici selezionano le azioni o le obbligazioni per il loro portafoglio a partire dall'indice di riferimento originale. Nel caso in cui le regole di selezione siano severe, ciò può portare a un portafoglio più concentrato in cui il rischio è distribuito su un numero inferiore di titoli rispetto al benchmark originale.
Informazioni importanti
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